Trinciatrice (trinciastocchi)

Descrizione
È una macchina concettualmente molto semplice, costituita da un telaio portato sull’attacco a tre punti della trattrice e al suo interno da un robusto rotore, orizzontale e traverso rispetto alla direzione d’avanzamento, che porta ad elevato regime di rotazione una serie di martelli di varie conformazioni (per erba, per ramaglie, ecc.), su di esso articolati. Nei modelli più recenti, dato l’elevato regime di rotazione del rotore, la trasmissione, a cinghie trapeziodali, prevede per ragioni di sicurezza l’inserimento di un dispositivo a ruota libera per evitare contraccolpi alla trattrice nel caso di blocco accidentale della rotazione (ingolfamento, ingresso di corpi estranei, ecc.).
Commento
L’azione di triturazione avviene per effetto battente e per strappo, non per taglio, pertanto tale intervento è mirato soprattutto a:
- triturazione di colture di copertura alla fine del periodo utile;
- gestione dell’inerbimento nelle colture arboree;
- sminuzzamento per sfibratura delle ramaglie secche di potatura e dei residui colturali.
Nel caso delle colture di copertura, il trinciastocchi arresta bene lo sviluppo delle piante, lasciandole seccare prima di interrarle successivamente. Nel caso delle paglie è bene specificare, che, meglio del trinciastocchi che raccoglie le paglie dall’andana a terra, agisce il rotore trinciapaglia della mietitrebbiatrice, che spande bene dall’alto la paglia trinciata in modo ampio e uniforme. La trinciatura in generale, sfibrando la biomassa legnosa, consente di aumentare la superficie dei residui colturali, che, una volta entrati in contatto con i microrganismi del terreno, vengono da essi più velocemente trasformati in humus. La trinciatura permette di effettuare la semina con minima lavorazione, senza rischio d’ingolfamenti degli organi assolcatori. Nel caso del mais si ricorda che l'azione di trinciatura degli stocchi si configura come un mezzo di lotta alla piralide che, per legge, deve essere svolto entro il 15 aprile.
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